Lasciare un’impronta
Insegnare lasciando una traccia emotiva
Un insegnante ha effetto sull’eternità; non può mai dire dove termina la sua influenza.
Henry Adams
Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento.
Emozioni a valenza positiva, come gioia e felicità, correlano positivamente con gli apprendimenti, agevolandoli, motivandoli e sostenendoli.
Emozioni a valenza negativa, come rabbia, tristezza e paura, correlano negativamente con gli apprendimenti, impedendoli, bloccandoli e alimentando il desiderio di fuga e distanziamento (Lucangeli, 2019).
Il docente dovrebbe creare connessioni fra gli apprendimenti disciplinari e le emozioni positive.
La memoria è molto più forte se i contenuti da ricordare sono collegati a vissuti emotivi.
Lasciare un’impronta emotiva favorisce l’apprendimento e studi neuropsicologici lo dimostrano (Immordino-Yang, 2019).
Il processo di apprendimento dovrebbe dunque svilupparsi in un clima inclusivo e collaborativo, volto a sostenere gli alunni e le loro individualità.
La relazione tra docente e alunno dovrebbe esser propositiva e il clima di collaborazione di classe andrebbe promosso e incentivato attraverso una didattica mirata e innovativa, multivariata, plasmabile e riadattabile sulla base delle esigenze degli alunni.
Rispondere ai bisogni di ciascuno è la base per poter sostenere una scuola che punti allo sviluppo delle possibilità di ciascuno.
Il docente deve credere nell’alunno, aiutarlo a scoprire le sue doti e predisposizioni, aiutarlo a realizzarsi.
Nelle Indicazioni Nazionali del 2012 vi è scritto che la scuola primaria deve insegnare a leggere, scrivere far di conto e a stare al mondo; ed è proprio lo “stare al mondo”, la quotidianità, la vita reale e il suo legame con le varie discipline, che dovrebbe rientrare maggiormente nella pratica della didattica scolastica.
Progettare una didattica che potenzi e sviluppi gli interessi degli alunni è possibile e necessario. Senza motivazione non c’è apprendimento. Senza collegamenti con la vita reale e sociale l’apprendimento diviene nozionismo e diventa praticamente inutile, se non negativo.
La differenza deve esser concepita come una risorsa e non come un limite, ciò vale per tutti, anche per i bambini e i ragazzi con DSA.
In conclusione, il docente valido ed efficace, sarà colui che riuscirà ad adattare se stesso, le proprie conoscenze pedagogiche, educative e didattiche, i propri strumenti alla soggettività di ciascuno. Sarà colui che saprà valorizzare i punti di forza e fortificare gli elementi di debolezza. Sarà colui che avrà voglia, passione e desiderio di assumere forme e colori sempre nuovi. Un pò come i lego: singoli mattoncini solidi e stabili, sicuri di sé ma sempre combinabili in infiniti mondi e realtà possibili.